domenica 7 giugno 2009

Parzialità

domenica 7 giugno 2009

— A me non piacciono i nomi inglesi.
— Ah, sì?

È un uomo di mezza età, venuto a trovarci oggi. All'entrata aveva già il broncio, perciò non è colpa mia se è scorbutico.

— Siamo in Italia, giusto? Che usino nomi italiani! Che è 'Blue Feather Cafè'?
— Significa...
— So l'inglese, non farmi lezioni.
— È che siamo una catena internazionale — proseguo. Vero solo a metà, perché non siamo una catena. Il Feather si sposta di continuo di luogo in luogo, e a Jaz era sembrato opportuno un nome inglese, dal momento che è la lingua internazionale per eccellenza.
— Non ho mai sentito di una catena simile.
— Eppure siamo parecchio famosi, sa.

Lui scuote la testa e china il capo. Ha ordinato una birra, che non ha toccato e continua a guardare.

— Se posso essere discreto, cosa la turba? — chiedo.
— Scusa, ma non mi sento di parlarne con te.
— È un peccato. Cose personali?
— Lavoro.
— Oh.
— Non credo tu possa capire.
— Possiamo provare.
Si stringe nelle spalle. — Sto seriamente pensando di trovarmi un editore a pagamento.
Aggrotto la fronte. — Come mai?
Mi guarda. — Sai cos'è?
— Sì. Una volta scrivevo anch'io.
A occhio divertito, torna sul bicchiere. — Una volta? Puzzi ancora di latte, ragazzo. Sarà stato ieri. E cosa scrivevi?
— Romanzi.
— Uh, uh.
— Romanzi Western.
Rialza la testa, rivolgendomi uno sguardo sorpreso. — Western?
— Già.
— Avrei detto che uno della tua età non s'interessa più a generi simili.
— Io sono particolare.
Ridacchia. — Hai mai fatto leggere a qualcuno il tuo lavoro?
Prelevo un bicchiere dal lavello e inizio a sciacquarlo. — Sì, ma preferirei non parlarne.
— Non è piaciuto?
— È una storia lunga, e stavamo parlando di lei.
Lui annuisce. — Certo, parlavamo di me.
— Ecco, io lascerei perdere gli editori a pagamento.
Manda giù un sorso di birra. — Ma gli editori normali non capiscono niente... — Mi guarda. — Come hai detto che ti chiami?
— Lorenzo. — Ho smesso di dare il mio nome completo. Com'è intuibile, in pochi sulla faccia della Terra hanno l'opportunità di chiamarsi Lorenzino e tutti, tranne quei pochi, sembrano trovarlo divertente.
— Be', Lorenzo, tu che ne sai? Hai mai tentato la pubblicazione?
— Questo è un locale per scrittori, signor...
— Paolo. Paolo Vitali.
— Signor Paolo. In quanto locale per scrittori si parla anche di editoria, quando capita.
Mi guarda, perplesso. — Locale per scrittori?
— Già.
— Che idea è quella di fare un locale per scrittori?
Spiegarlo in poche parole non è facile. — Il padrone, il signor Jaz, ha a che fare con la narrativa. Tutti i giorni.
— E con questo?
— Con questo, ha avuto la brillante idea di investire su un locale simile così che si possa dar consigli agli scrittori di tutto il mondo, evitando loro di far male quando si mettono alla scrivania.
Sbuffa un risolino. — Ridicolo.
Mi stringo nelle spalle.
— E mette un ragazzino dietro al bancone, a dispensar consigli?
— Riguardo questo non è convinto manco lui. Ma non ci sono solo io. Anche gente più competente. — Di circa un secolo più vecchi, ops, antichi di me.
— In ogni caso — continua, — anch'io ho sempre disprezzato gli editori a pagamento. Ma sono anni che tento di pubblicare. Mi sento uno scrittore e credo che il mio lavoro sia stato il più delle volte lecito. Ben più di certa roba che sbarca in libreria. Ho anche aperto un blog, scelto di lasciar gli eBook gratuiti e tutto, ma niente. Ho raggruppato un modesto numero di lettori, e lo faccio presente a tutte le case a cui mando i manoscritti, senza risultato. Inizio a pensare di essere troppo vecchio, ormai. Che non ci sia più posto per me, tra gli scaffali.
— C'è da dire che negli ultimi anni non sono molto imparziali, con l'età.
— Ci puoi giurare. — Sorride. — Tu saresti perfetto. Se tentassi di pubblicare sarebbe facilissimo. Basterebbe scrivere a lettere cubitali che sei sotto i venti.
Sospiro. — Se io fossi Ryu Sasakura, tenterei di consolarla con un cocktail dei miei.
— Uh?
— Ma purtroppo non sono bravo come lui.
— Di che stai parlando?
— Del fatto che bisogna accettare le cose come stanno o lottare per cambiarle. Lei crede sia l'età, e per quanto triste, di questi tempi è anche possibile. Ma l'editore disposto a pubblicare l'onesto scrittore c'è sempre. Mi porti un suo manoscritto. Lo esaminerò e le dirò se è migliorabile. Forse il problema sta là.
— Uhm...
— Mi dia una possibilità. Crede che non possa aver proprio nulla da insegnarle?
È titubante. — Non è così. Solo che per come la vedo io...
— Me lo porti.
Alza le mani, in segno di resa. — D'accordo.
Sorrido.

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